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La scelta del monitor per la fotografia

FotoIt - Aprile 2021

Massimo Pinciroli by Massimo Pinciroli
1 Aprile 2021
Home Tecnica digitale
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Se la fotografia è la nostra professione, o anche solo la nostra passione, non possiamo sottovalutare l’importanza di affidarci ad un monitor in grado di visualizzare fedelmente il contenuto dei nostri file. Diversamente la nostra “post-produzione” avverrebbe alla cieca.


Mi sono già occupato a più riprese del display e della sua importanza, come in questo articolo. Tuttavia non mi stancherò mai di ripetere quanto la corretta scelta del monitor per la fotografia possa influenzare il nostro intero flusso di lavoro.
Se ci occupiamo di fotografia, dobbiamo tenere bene a mente che tutte le operazioni di sviluppo e post-produzione saranno inevitabilmente condizionate da ciò che il monitor potrà o non potrà mostrarci.

L'importanza del monitor per la fotografia


Fortunatamente negli ultimi anni si è sviluppata una certa attenzione verso i monitor di qualità. Ciò è stato possibile grazie al fatto che, a differenza di un tempo, alcuni modelli dalle prestazioni elevate sono oggi disponibili anche a prezzi accessibili. 
Poiché mi capita sempre più spesso di ricevere richieste di consigli, provo a schematizzare un elenco di caratteristiche da tenere in considerazione al momento della scelta del monitor per la fotografia. Ecco quindi una sorta di “guida all’acquisto”.

Cosa considerare nella scelta del monitor per fotografia.

Mettendo per un istante da parte le mode del momento e le lusinghe dei volantini promozionali, proviamo a definire quali sono le caratteristiche più importanti da ricercare in un monitor dedicato alla fotografia.

Gamut

Me ne sono indirettamente già occupato parlando di profilazione, calibrazione e spazi colore. Il gamut definisce la quantità di colori che il monitor è in grado di visualizzare. Come può essere intuitivo pensare: più è grande, meglio è.

Il confronto fra i principali gamut colore riferiti ai monitor

Nelle schede tecniche lo troviamo indicato sotto forma di percentuale di raggiungimento di spazi colore standard. Nella scelta del monitor per fotografia, quelli a cui fare riferimento sono l’sRGB e l’AdobeRGB(1998). Quest’ultimo è uno spazio colori più ampio, quindi il consiglio è quello di preferire monitor che dichiarino una copertura pari o superiore al 97/98% dell’AdobeRGB. È un’indicazione che non dovremmo faticare a reperire nella scheda tecnica. I monitor che rispondono a questa caratteristica vengono definiti ad ampio spazio colore, o wide gamut.

Tecnologia del pannello

Assodata l’estinzione dei monitor a tubo catodico (CRT), i display in commercio sono oramai esclusivamente a cristalli liquidi. Sotto la sigla LCD si celano però tre diverse tenologie: Twisted Nematic (TN), Vertical Alignment (VA/PVA) e In-Plane Switching (IPS/SIPS). Anche questa è un’indicazione solitamente riportata nella scheda tecnica.
La tecnologia VA è stata la prima a consentire la realizzazione di monitor ad ampio spazio colore ma è la IPS che rappresenta a mio avviso la scelta ideale per gli usi fotografici.

In un pannello IPS le molecole dei cristalli liquidi si muovono parallelamente al pannello e ciò riduce la quantità di luce dispersa conferendo allo schermo i larghi angoli di visione tipici di questa tecnologia (178° orizzontale/verticale).
Questa importante caratteristica ci permette di avere uniformità di visione su tutto il pannello, indipendentemente dall’angolo di visione. L’evoluzione degli ultimi anni ha consentito anche ai pannelli IPS di riprodurre spazi colori ampi, diminuendo nel contempo di prezzo.

Dimensione

La dimensione del monitor è indicata con la misura della sua diagonale espressa in pollici. Se per gamut e tecnologia esistono dei parametri di scelta oggettivi, la scelta delle dimensioni è invece quanto mai personale. L’attuale offerta di monitor di qualità spazia dai 24” ai 32”, anche se si trovano ancora prodotti più piccoli.

Un monitor di piccole dimensioni potrebbe costringerci a chiudere i pannelli strumenti inutilizzati, mentre un monitor di grandi dimensioni potrebbe concederci di tenere più strumenti aperti e disponibili. Tuttavia un monitor di dimensioni generose potrebbe non essere adatto a postazioni di lavoro poco spaziose, soprattutto in termini di profondità della scrivania.

Il buon senso ci dice che se un monitor da 24” può essere guardato da circa 1m, un monitor da 32” richiede una distanza di visione di almeno 1,5 metri.

Risoluzione

La risoluzione ci indica il numero di pixel visualizzati dal nostro pannello in orizzontale ed in verticale. Risoluzioni più alte possono garantire immagini più nitide e più spazio sul desktop per icone e programmi. Per contro dobbiamo anche considerare che all’aumentare della risoluzione il testo diventa molto più piccolo e può diventare difficile da leggere.

La risoluzione minima per tutti i monitor moderni è Full HD (1920 x 1080 pixel), ma sono sempre più diffusi i monitor con risoluzione 2K e persino 4K Ultra HD (3840 x 2160 pixel). Se in linea di massima personalmente preferisco i pannelli 4K, come è facile immaginare questi ultimi sono più costosi degli omologhi 2K. Importante anche considerare la relazione fra risoluzione e dimensione del pannello. A parità di dimensioni, infatti, un pannello 4K avrà una densità di pixel (i famosi PPI) superiore ad un pannello 2K, e questo nel mondo della fotografia si trasforma in una diversa percezione di resa del dettaglio.

LUT interna

L’eventuale presenza di una LUT (Look-Up-Table) interna al monitor è una importante caratteristica che permette di operare con la cosiddetta “calibrazione hardware”.

Durante la calibrazione di un monitor standard, le curve di calibrazione vengono scritte nella LUT della scheda grafica, che lavora solitamente a 24 bit permettendo così la riproduzione di circa 17 Milioni di colori. In un monitor a calibrazione hardware le curve di calibrazione vengono invece scritte nella LUT interna al monitor, che lavora ad una profondità colore superiore rispetto a quella della scheda grafica.

Così facendo, le regolazioni della calibrazione non andranno a diminuire i colori riproducibili dalla scheda grafica e le nostre immagini potranno avere sfumature più graduali e passaggi tonali più fotografici. Semplificando il concetto possiamo dire che lavorare con un monitor a calibrazione hardware equivale a poter dipingere un quadro avendo sempre a disposizione il colore della tonalità più appropriata per ogni singola zona. Quindi, se possiamo permettercelo, meglio rivolgere la nostra attenzione ad un monitor che disponga di calibrazione hardware.

Qualità del pannello

A prescindere da dimensioni, risoluzione e colori riproducibili, è importante che il pannello sia di qualità. Purtroppo questo non è un dato facilmente rilevabile dalla scheda tecnica.

Il report di qualità del pannello di un monitor fotografico
I modelli “top di gamma”, come i BenQ della linea fotografica, sono corredati da un report che certifica la qualità del pannello.

Importante però segnalare che alcuni modelli top di gamma vengono corredati da un certificato di qualità ed uniformità. In questo documento troveremo l’indicazione delle differenze fra le varie zone del pannello che, per quanto inevitabili, dovranno essere molto contenute.

Finitura del pannello

Personalmente preferisco un monitor opaco in quanto è meno soggetto ai riflessi che potrebbero disturbare la visione e, nelle fasi di softproofing, ci consente di avere una simulazione più fedele di ciò che otterremo in stampa. Fortunatamente tutti i monitor di fascia alta presentano la finitura Matt.

La finitura opaca del pannello permette di ridurre i riflessi che potrebbero disturbare la visione.

Connettività

Cavi e connettori cambiano nel tempo, anche se spesso è possibile ricorrere a mille adattatori. Sono oramai definitivamente tramontati i connettori blu VGA ed i bianchi DVI, non più adatti alle moderne risoluzioni. I monitor odierni devono necessariamente offrire HDMI, Display Port e, possibilmente, anche l’USB-C che è sicuramente destinato a diventare il connettore dell’imminente futuro.

Quando il computer lo permette, il ricorso alla connessione USB-C permette di semplificare i cablaggi come nella foto di esempio: 1 cavo al posto di 3!

Massimo Pinciroli

Massimo Pinciroli

Cresciuto a pane, salame e fotografia, approdo giovanissimo al settore fotografico iniziando a lavorare per un'importante multinazionale di analogica memoria e dando così il via a quell’indissolubile connubio fra passione e professione che da sempre mi accompagna. Quando non sono impegnato a dare supporto ai clienti, a tenere corsi o creare contenuti per riviste o per il web, inganno il tempo realizzando stampe fine art per me o per gli amici.

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